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Il mio primo 6A: "Patologie Pregresse"

Ho iniziato ad arrampicare solo a settembre 2022 e non mi sarei mai aspettata un risultato del genere in così poco tempo (considerando la mia incostanza in questa disciplina).


Un sabato di metà gennaio sono arrivata con calma alla falesia di Civate, settore "Palestra Vecchia", lì ho trovato tutti i miei compagni già intenti nell'arrampicarsi da parecchie ore. Non avevo buoni propositi per la giornata: a dirla tutta ero addirittura svogliata! Pensavo tra me e me di non riuscire a parlare con nessuno a causa dell'affollamento e nemmeno di riuscire a chiudere una via da prima.

Arriva X e mi dice: "Forza, sali questo 5B da prima, siamo rimasti liberi solo io e te"; io gli ho prontamente risposto che non sarei riuscita a completarlo e che sarebbe toccato a lui. Mi preparo. Bulino e via! Per arrivare al primo spit si stava rivelando un'impresa impossibile, poi - dopo vari tentativi - l'ho raggiunto. E via così, con qualche difficoltà ho chiuso la via: ero entusiasta!

Y - un mio compagno di corso- prova e conclude un 6A da primo: sono contentissima per lui ma penso che per me sia ancora un punto troppo difficile.

Faccio qualche quarto grado da seconda e da prima ma soprattutto mi prendo un sacco di pause: salgo ad ammirare il paesaggio alla croce, mi bevo qualche tazza di tisana e chiacchiero un po' con tutti. Si ride e si scherza.

Sono seduta davanti a quel 6A, un ragazzo sta salendo e lo osservo, penso e ripenso. Mando una foto della via a un mio amico e gli dico che voglio farla. Voglio, non vorrei. La mia volontà diventa di ferro, non mi lascio fermare da nessuno. Chiedo allora a Z di farmi da sicura, molte persone si fermano a darmi consigli. Mi sento osservata e inizio a fatica. Capisco poi come procedere, uso la testa e mi concentro: il mondo scompare.

Mi trovo immersa in questa via difficile ma divertente, che mi fa usare la testa.

Spaventata un po' dal grado salgo a tentoni. Z mi ripete di usare la tecnica che avevo usato sui gradi più bassi. Proseguo facendomi bloccare a ogni rinvio: le braccia e le gambe iniziano a farsi sentire, gli appigli diminuiscono, l'altezza aumenta. Rimango bloccata in un punto per quello che mi sembrava un'eternità, poi mi ricordo dell'accoppiamento di piedi. Avevo poche forze, temevo di cadere: passano così altri secondi (o forse minuti) di tentennamento, poi mi butto. Accoppio i piedi e rinvio, l'ultimo spit e poi la sosta. Tremavo dall'agitazione ma non mi sono arresa: ho stretto i denti, ho completato la via. Non ci credevo e non ci credo tutt'ora ma è successo.



Momenti di pausa alla "Palestra Vecchia"di Civate.



Una delle vie che ho fatto da seconda



Il momento in cui decido di "buttarmi".



L'unica foto durante quel 6A "Patologie Pregresse".



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