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Kit di Soccorso in Valanga (Kit APS)

Aggiornamento: 21 giu 2024

Normativa

Dal primo gennaio 2022 è entrato in vigore il decreto legislativo 40 del 28 febbraio 2021 volto a revisionare le norme di sicurezza nelle discipline sportive invernali. Sul documento si legge all’articolo 26 comma 2: “I soggetti che praticano lo sci-alpinismo o lo sci fuoripista o le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso.”

 

Polemiche di risposta

Prevalentemente le polemiche sono state di due tipi: una per la formulazione “particolari ambienti innevati”, in quanto lasciava dei dubbi e non specificava dove fosse applicabile la norma; l’altra di motivo economico: pala, ARTVA e sonda non sono economici e non vanno comprati usati. Sarebbe bene vedere il kit di autosoccorso in valanga un dispositivo di sicurezza alla stregua di caschi, imbraghi, corde, ecc.


Dovremmo usare soprattutto la testa: prima di doverci trovare nella condizione di utilizzare la dotazione di auto-soccorso bisogna aver utilizzato lo strumento più utile per ridurre i rischi, ovvero la capacità di valutare il percorso e comprendere i bollettini del pericolo valanghe. Inoltre non basta possedere questa attrezzatura per ridurre i rischi e salvare vite, occorre anche conoscere i metodi di ricerca e il funzionamento.

 

Cos’è il kit APS e come funziona?

La ricerca della sicurezza nella frequentazione della montagna innevata passa anche attraverso la conoscenza ed il corretto utilizzo degli strumenti che la tecnologia offre. Il kit di sicurezza APS è composto da tre elementi:

Sistema di ricerca ARTVA (Apparecchio Ricerca Travolti in Valanga);

Sonda per l’individuazione esatta del sepolto (o ricerca manuale se il sepolto non è dotato di ARTVA);

Pala per scavare.

Questa è la dotazione minima per frequentare la montagna innevata in sicurezza. Come ripeterò spesso nell’articolo, serve saper usare correttamente i dispositivi, sottoporli a una regolare manutenzione, ed è necessario che li utilizzino tutti i partecipanti all’escursione. Infatti, quando si verificano distaccamenti di neve e qualcuno rimane travolto, il tempo per agire è pochissimo e, superati i 15 minuti, le possibilità di salvezza diminuiscono esponenzialmente con il passare del tempo (ne parleremo meglio dopo).

 

ARTVA

Quindi, l’ARTVA è un dispositivo radio in grado di emettere e ricevere (non simultaneamente) un segnale detto “beacon” ad una frequenza specifica. (475Khz), lavorando tramite segnali elettromagnetici. Tutti gli ARTVA in commercio sono omologati e inter-operanti tra loro.


Durante l’escursione l’apparecchio sarà indossato e acceso in modalità di trasmissione. Il nostro artva quindi continuerà ad emettere un impulso radio.

L’ARTVA quindi è un apparecchio elettronico che facilita il ritrovamento dei travolti in valanga, è dunque fondamentale. La montagna non uccide per piacere, ma bisogna comunque ritenerla un ambiente pericoloso. Solo tramite una profonda conoscenza dell’ambiente, delle attrezzature e una preparazione a casa potremmo ridurre il rischio, che però non arriverà mai a zero.


L’ARTVA, come detto prima, può essere impostata su due modalità distinte: di trasmissione e di ricezione. Durante le escursioni, dovremo lasciare il nostro apparecchio in modalità di trasmissione. Se dovesse verificarsi la caduta di una valanga e qualcuno viene travolto, imposteremo l’ARTVA in modalità di ricezione, così da captare il segnale emesso dallo strumento della persona sotto la neve.


Vi sono vari tipi di ARTVA: i più vecchi funzionano solo a livello sonoro, mentre quelli di nuova generazione danno delle vere e proprie indicazioni (esiste addirittura un modello che parla).

Artva a 1 antenna, primi modelli di ARTVA solo sonori, ARTVA di ultima generazione.


Qualche consiglio per l’ARTVA

  • Indossarlo sotto gli indumenti che potreste togliere, ma sopra il primo strato di abbigliamento. Non togliere né spegnere l’apparecchio per tutta la durata dell’escursione.

  • Un ARTVA vecchio emette un segnale molto più debole: per essere individuato avremo quindi bisogno di trovarci molto vicini allo strumento che trasmette.

  • Le batterie devono essere sempre cariche. Il giorno prima dell’escursione verificare il livello di carica: minore è la carica, minore sarà la portata del segnale emesso.

  • Dopo ogni utilizzo, togliere le batterie e lasciate lo strumento ad asciugare.

  • Non lasciare l'ARTVA vicino a fonti di calore

  • Registrare regolarmente la portata massima, la portata minima e le manutenzioni effettuate sull’ARTVA, tenendo uno storico di ogni intervento e di ogni malfunzionamento.

  • Cambiare le batterie dell’ARTVA se l’apparecchio non viene utilizzato da molto tempo.

  • Prima di iniziare un’escursione, una persona, il “capogruppo”, dovrebbe far passare un partecipante alla volta, tenendo il proprio ARTVA in ricerca, mentre gli altri partecipanti lo terranno in ricezione. Deve ricordarsi poi di rimetterlo in ricezione.

  • In caso di escursioni di più giorni è bene avere delle batterie di ricambio.

 

Sonda

Con l’ARTVA siamo dunque in grado di individuare abbastanza precisamente la zona in cui è sepolto chi viene travolto da una valanga.

Entra ora in scena la sonda, grazie alla quale troveremo il punto preciso e la profondità da scavare. Questo strumento è a tutti gli effetti un’asta ripiegabile (sottile e resistente). Deve essere lunga almeno 240cm, i materiali più comuni sono il carbonio e l’alluminio .

Va infilata nella neve dopo aver eseguito la ricerca con l’ARTVA e viene seguita dall’utilizzo della pala. Si lavora nei 25cm attorno al punto segnalato dall’ARTVA e si inserisce perpendicolarmente al pendio. Trovato il sepolto si lascia la sonda in quel punto e si procede con lo scavo con la pala. Sia la pala che la sonda vanno utilizzate esclusivamente con i guanti e mai a mani nude.

 

Pala

La pala è l’ultimo strumento che viene utilizzato per l’autosoccorso in valanga, dopo l’ARTVA e la sonda. Deve avere il manico in metallo e deve essere possibilmente grande ma anche facile da montare: la velocità è fondamentale in queste situazioni per salvare la pelle del malcapitato. Serve a scavare, anche grossi blocchi o accumuli di neve, per liberare la persona colpita dalla valanga.

Le statistiche suggeriscono che il sepolto solitamente si trovi sotto almeno un metro di neve.

Si pensa di riuscire a farlo a mano? Sbagliato! La neve può essere molto dura se ghiacciata o molto pesante se bagnata.

In più persone lo scavo si effettua con uno schema a V: un soccorritore incide la neve e gli altri cercano di asportarla in modo da sgomberare l’area. Bisogna individuare rapidamente quale parte del corpo affiora prima per trovare e liberare il capo e le vie respiratorie del travolto.

 

Perché autosoccorso?

Molti escursionisti pensano che in caso di incidente da valanga sia sufficiente chiamare il soccorso alpino per salvare il travolto. Sfortunatamente questa persona potrebbe non essere in grado di respirare, aver subito gravi lesioni (fratture, traumi cranici). Successivamente potrebbe pure subentrare l’ipotermia.

La statistica stima che la causa principale dei morti in valanga è nel 65% dei casi dovuta all’asfissia acuta, il 20% da traumi e il 15% da ipotermia, ipossia e ipercapnia.

La chiamata dei soccorsi non è abbastanza: bisogna agire in tempi stretti. Un’operazione di autosoccorso è efficace al 93% se completata nei primi 15 minuti, dai 15 ai 45 minuti le probabilità di sopravvivenza si abbassano fino al 25%, oltre i 45 minuti scendono ulteriormente al 20% e superati i 90 minuti il travolto muore per ipotermia.

Con la parola autosoccorso si intende tutta una sequenza di procedure, finalizzate alla ricerca e al disseppellimento dei travolti. L’utilizzo del kit di sicurezza APS da parte di tutti i componenti dell'escursione rappresenta la maggior garanzia di successo nell’intervento di soccorso, in grado di operare tempestivamente sul luogo dell’incidente.

I soccorsi organizzati tramite elicottero equipaggiato con unità cinofila e ricercatore RECCO richiede più di mezz’ora dal momento della chiamata col cellulare, salvo casi particolari.


ATTENZIONE! Quando si cammina con le racchette da neve o si scia in ambiente innevato occorre prestare sempre la massima attenzione. Il pericolo valanghe non esiste solamente durante la fase di discesa ma anche durante la salita.

 

Come condurre una ricerca?

Il travolto dalla valanga si troverà sepolto dalla neve e il suo apparecchio, essendo in modalità “trasmissione”, continuerà a emettere un beacon. I restanti partecipanti dovranno coordinarsi per chiamare i soccorsi e avviare la ricerca, iniziando mettendo il proprio ARTVA in modalità “ricerca”. Sottolineando che l’ARTVA non è un GPS, questo dunque non indica la posizione esatta del travolto. Il dispositivo possiede da 1 a 4 antenne, che tramite segnale sonoro o tramite il display ci viene indicato a quanto si trova il malcapitato.

Se si è in più soccorritori si procede con una ricerca in parallelo a distanza di 40m uno dall’altro (o comunque in base alla dimensione dell’area della valanga).


Una volta ricevuto il primo segnale si cerca di “rincorrere” la maggiore potenza del segnale stesso. A meno di 2m dal sepolto la ricerca diventa di precisione: si muove l’ARTVA con un metodo detto “a croce” si può riuscire a trovare con una moderata precisione il punto dove sondare e poi scavare.

Come già detto, diverse generazioni di ARTVA funzionano in modo diverso: occorre dunque conoscere bene il proprio apparecchio prima di qualsiasi escursione e “allenarsi” a casa. Alcuni apparecchi hanno un’antenna per la posizione orizzontale, una per quella verticale e una per la ricerca di precisione. Meritevole di nota sono anche quelli con il sistema RECCO per l’individuazione da parte dei soccorsi.

 

Ricapitolando: l’autosoccorso in valanga viene svolto in 4 fasi:

  • ricerca vista e udito e chiamata soccorso alpino;

  • ricerca veloce (con artva, per captare il segnale);

  • ricerca fine (con artva, per individuare il punto esatto);

  • disseppellimento del ferito (con sonda e pala robusta).

 

Il terreno da valanghe e la misura dell’inclinazione

Il riconoscimento della presenza di un terreno valanghivo e la sua tipologia è una delle chiavi di prevenzione nel corso di un’escursione: in questo modo potremmo decidere meglio l’itinerario ed eventualmente adottare misure straordinarie.

Per valutare un terreno valanghivo e la sua pericolosità va presa in considerazione l’inclinazione del pendio (maggiore inclinazione corrisponde a maggiore probabilità di distacchi). Il limite inferiore di sicurezza per le nevi alpine è fissato a 27°, anche se la maggior parte dei distacchi di valanghe e lastroni avvengono su pendii con inclinazioni tra i 30° e i 45°.

Sul terreno la misura dell’inclinazione può essere eseguita, con un inclinometro, con una delle tante App, oppure con i bastoncini da sci.

Rimane indispensabile un’attenta lettura dei bollettini nivo-meteo.

 

Concetto di rischio e pericolo

Pericolo di valanghe = possibilità che si verifichi, in una determinata area o regione, un evento di valanghivo, potenzialmente in grado di provocare danni materiali o alle persone.


Il rischio sussiste sempre, ma le sue proporzioni dipendono dalle condizioni locali e dal comportamento degli escursionisti. Per questo motivo nei bollettini si utilizza l’aggettivo “pericoloso” al posto di “rischioso”: rende la situazione in modo più oggettivo.

 

Cosa fare per ridurre il rischio?
  • Leggere il bollettino nivo-meteo e conoscere la scala del pericolo;

  • Conoscere l’inclinazione del pendio e il tipo di manto nevoso;

  • Saper andare su sentieri alla portata nostra e dei nostri compagni di escursioni (leggere e conoscere le sigle dei gradi di difficoltà).

 

La scala europea del pericolo valanghe

Adottata nel 1993 e riporta i concetti fondamentali cui fanno riferimento tutti gli strumenti di valutazione del pericolo di valanghe. È destinata a chi si addentra nella montagna al di fuori delle zone controllate.


Paese e Sito Web per vedere il pericolo valanghe

ITALIA -AINEVA  www.aineva.it

FRIULI VENEZIA GIULIA  www.regione.fvg.it/valanghe.htm

VALLE D'AOSTA www.regione.vda.it

STIRIA (AUSTRIA) www.lawine-steiermak.at

CARINZIA (AUSTRIA) www.ktn.gv.at

TIROLO (AUSTRIA) www.lawine.at/tirol 

VORARLBERG (AUSTRIA) www.voralberg.at/lawine

SALISBURGO (AUSTRIA) www.lawine.salzburg.at 

 

L’importanza della prevenzione e la Regola 3×3

La regola fondamentale è sempre quella di prevenire ed evitare l’evento valanghivo adottando tutte le misure precauzionali, ovvero pianificando la gita e adottando, durante l’escursione, un atteggiamento attento e prudente.

Le misure di precauzione si basano sull’attuazione di tre fasi fondamentali:

  • a livello regionale (a casa), pianificazione accurata dell’escursione;

  • a livello locale (sul luogo), valutazione dettagliata della situazione valanghiva, scelta dell’itinerario adeguato e adozione di un comportamento appropriato sul terreno;

  • sul singolo pendio, valutazione della stabilità del manto nevoso e messa in atto di provvedimenti speciali di minimizzazione del rischio, con lo scopo di ridurre il sovraccarico oppure di evitare la zona sospetta od ancora di ridurre il numero di possibili travolti.

Per ciascuna fase, vengono considerati inoltre tre criteri di valutazione:

  • la situazione nivo-meteorologica;

  • le particolarità del terreno;

  • le caratteristiche, il comportamento, e l’abbigliamento dei partecipanti.

 

Conclusioni

Tutto ciò che ho scritto è solo volto a dare uno spunto di riflessione, non si sostituisce alla formazione in ambiente con persone qualificate.

Ricordo che la ricerca e l’autosoccorso, avvenendo all’improvviso, sono complicate dalla forte adrenalina e dallo spavento che si provano sul momento: per questo è importante conoscere il proprio equipaggiamento ed essere preparati. In questo modo si riuscirà a mantenere i nervi saldi e a non farsi prendere (troppo) dal panico.

 

Infine lascio un link per chi fosse curioso della storia dell'ARTVA: https://www.montagne-secu.com/it/dva-ou-arva-un-peu-dhistoire-et-quelques-reperes/

 

Fonti:

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2024년 2월 06일
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