L'Ombra Potente dietro il Trono: La Femminilità nel Potere
- Alessia Masciocchi
- 13 giu 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 lug 2024
Buon 13 giugno, bellezze!
Cos'è il 13 del mese se non un personaggio malvagio della storia?
Ed eccoci a scoprire qualcosa su una donna che con la propria influenza distrusse il proprio Paese. Non era un Capo di Stato, however (qui il "ma con i controcazzi" regna sovrano) recita il detto: "Dietro un uomo potente vi è una donna ancora più potente."
Elena Ceaușescu
“Dreptatea e cum fac domnii” trascritto in IPA /ˈdɾeptate̯a e kum fak ˈdomnij/
“La giustizia è ciò che i governanti decidono”, recita un proverbio rumeno.
Questa frase sembra riflettere perfettamente la vita di Elena Ceaușescu, un personaggio che ha esercitato un'influenza enorme sulla Romania, fino alla sua drammatica fine il giorno di Natale del 1989. Elena e suo marito Nicolae Ceaușescu furono fucilati a Târgoviște* o Tîrgoviște* [tɨrˈɡoviʃte] * dopo un sommario processo militare, segnando la fine di una delle dittature più oppressive della storia moderna.
Donna dalle umili origini
Elena Ceaușescu nacque come Lenuta Petrescu (/leˈnuta peˈtresku/) il 7 gennaio 1916, figlia di contadini nella regione rumena della Muntenia, nel paese di Petreşti, Dâmboviţa.

Non completò mai la scuola elementare e si trasferì a Bucarest
(/buˈkarest/), dove si mantenne con lavori umili. Nonostante le sue umili origini, sviluppò un precoce interesse per la politica, aderendo alla “Lega dei Giovani Comunisti” (Liga Tineretului Comunist
/ˈliɡa tineretuˈlui koˈmunist/) e nel 1939 incontrò
Nicolae Ceaușescu, che avrebbe sposato nel 1946.
Falsificatrice d’istruzione

Nonostante non avesse mai completato le elementari, Elena voleva apparire come una donna forte e intelligente. Con vari sotterfugi, riuscì ad ottenere una laurea in chimica e un dottorato, pur sapendo che erano falsi. Nessuno osava mettere in dubbio l'autenticità dei suoi titoli, e ricevette lauree ad honorem in diversi paesi che visitava. Inoltre, i ricercatori rumeni furono costretti a cedere i risultati delle proprie ricerche a suo nome.
Sete di potere
Dopo la morte di Gheorghe Gheorghiu-Dej (/ˈɡe̯orɡe ɡe̯orˈɡeju ˈdeʒ/) nel 1965, Nicolae divenne prima il capo del Partito Comunista Romeno (Partidul Comunist Român /parˈtidul koˈmunist roˈmɨn/) e poi segretario generale. Elena, nel frattempo, scalava le gerarchie del partito: membro del comitato municipale di Bucarest nel 1968, del comitato centrale nel 1972, e del comitato esecutivo nel 1973.
Il Regime
Durante gli anni '60, la Romania sotto i Ceaușescu si distaccò dal Patto di Varsavia, mantenendo una politica estera indipendente e condannando l'invasione della Cecoslovacchia nel 1968. Tuttavia, all'interno, il paese era governato con mano di ferro. La polizia segreta, la Securitate (/sekuˈɾitate/), reprimeva ogni dissenso.
Sebbene la costituzione garantisse la libertà di parola, l'articolo 28 specificava: “La libertà di parola, di stampa, di riunione e di manifestazione è garantita ai cittadini della RSR” (Repubblica Socialista di Romania - Republica Socialistă România /reˈpublika soʃiˈliste roˈmɨni.a/). Tuttavia, l'articolo 29 chiariva che “La libertà di parola, di stampa, di riunione e di manifestazione non deve essere impiegata per scopi contrari al sistema socialista e agli interessi dei lavoratori.”
Dietro Nicolae, Elena emergeva come una figura ancora più potente. Furono promosse leggi che vietavano l'aborto e i contraccettivi, rendevano difficile il divorzio e aumentavano le tasse per le coppie senza figli o con meno di tre. Venivano esportati i prodotti agricoli e industriali del paese, lasciando la popolazione in una condizione di povertà estrema.
“Chi troppo in alto sale, prima o poi scende: precipitevolissimevolmente”
Negli anni '70, la Romania contrasse enormi debiti con istituti di credito occidentali, cercando di trasformarsi da stato agrario a società urbana. Questa trasformazione portò alla distruzione dei villaggi rurali e alla creazione di nuovi insediamenti urbani. Tra gli anni '70 e '80, il paese si trovò in una situazione di carestia, con mancanza di beni di prima necessità.
Una storiella che circolava in quel periodo rifletteva bene la situazione:

“Un funzionario rumeno muore e va all'inferno. Entrando nel palazzo di Satana, vede due grandi sale identiche, denominate Est e Ovest. Terrorizzato, l’uomo chiede al diavolo che lo accompagna: “Qual è la differenza tra le due? Quale dovrei scegliere?” “Ah, noi offriamo a entrambe gli stessi servizi. Lunedì vi bolliamo in olio, martedì vi arrostiamo allo spiedo, mercoledì vi trattiamo con fuoco e zolfo, giovedì vi cuociamo al forno, venerdì vi friggiamo in padella.” “Ma perché l’est è così affollato e l’ovest è vuoto?” “Ecco, nell’inferno dell’est manca sempre l’olio, gli spiedi non girano e si è continuamente a corto di zolfo.”
La crisi raggiunse il culmine con l'apertura di numerosi orfanotrofi, dove la mancanza di cibo e le condizioni inadeguate portavano a malattie come l'AIDS, diffuso tramite trasfusioni di sangue infetto. La malattia veniva considerata una “malattia dei decadenti occidentali” e non come conseguenza delle trasfusioni, e persino gli esami del sangue furono vietati.
Una vera e propria “Prima donna”
Mentre il popolo soffriva, i Ceaușescu vivevano nel lusso. Elena era promossa come la “prima donna del paese” e il suo nome doveva apparire accanto a quello di Nicolae in ogni pubblicazione ufficiale. Nel 1989, 28 parenti stretti dei Ceaușescu ricoprivano alte cariche nel PCR e nell'esercito.
Finalmente un po’ di proteste!
Le prime proteste scoppiarono a Timișoara (/timiˈʃo̯ara/) il 16 dicembre 1989, in difesa di un sacerdote ungherese dissidente. La protesta fu repressa con la forza, ma il malcontento continuò a crescere.
Il 20 dicembre, 50.000 persone scesero in strada a Timișoara. In risposta, Elena ordinò un raduno di massa in Piazza della Repubblica (Piața Republicii /ˈpjat͡sa reˈpubliki/), ora Piazza della Rivoluzione (Piața Revoluției /ˈpjat͡sa revoˈlut͡sjei/), a Bucarest il 21 dicembre.
Il 21 dicembre 1989, 80.000 persone si riunirono per ascoltare Nicolae Ceaușescu. La folla iniziò a urlare “Jos dictatorii!” (/ʒos diktaˈtorij/ - “Abbasso i dittatori!”) e “Timișoara, Timișoara”. L'umiliazione dei capi di stato fu trasmessa in diretta televisiva, e l'esercito si schierò con il popolo.
La fine
Il 22 dicembre, i Ceaușescu tentarono di fuggire in elicottero, ma furono catturati a 40 km a nord di Bucarest. Furono processati da un tribunale militare composto da tre civili, cinque giudici, due avvocati dell'accusa, due della difesa e un operatore televisivo. Accusati di genocidio (60.000 persone), attacco armato contro la popolazione e il potere dello stato, distruzione di edifici e istituzioni statali, furono condannati a morte.
Il pubblico ministero, Dan Voinea (/dan voˈine̯a/), dichiarò: “Sono contrario alla pena di morte, perché la considero disumana. Ma queste non sono persone normali (...) i rumeni non riuscirebbero a comprendere perché i due Ceaușescu non vengano giustiziati dopo tutta la miseria(...)”
Dopo il processo, i coniugi furono portati in un cortile passando per un lungo corridoio. Immobilizzati alla vista dei soldati, si resero conto del loro destino solo allora. Furono fucilati prima Nicolae e poi Elena. Era il 25 dicembre 1989.
Il video non corrisponde alla reale esecuzione, ma ne è una rappresentazione verosimile.
Sepoltura
Elena e Nicolae Ceaușescu furono sepolti nel cimitero Ghencea (/ˈɡeŋt͡ʃe̯a/) a Bucarest, in due lotti separati, in una zona vietata ai visitatori.
Onorificenze e sofferenza del popolo
Elena Ceaușescu ricevette diverse onorificenze durante la sua vita, tra cui il titolo di Eroe della Romania nel 1981, e numerosi riconoscimenti internazionali. Tuttavia, la memoria della sua vita è indissolubilmente legata alla sofferenza e alla miseria inflitte al popolo rumeno.
In conclusione, Elena Ceaușescu rimane una figura emblematica del potere assoluto e delle sue terribili conseguenze. La sua storia è un monito su come l'ambizione sfrenata e la mancanza di scrupoli possano portare alla rovina di un'intera nazione.
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Prima di una riforma ortografica del 1904, la vocale alta centrale /ɨ/ (https://www.ipachart.com/#:~:text=y,%C9%A8) era rappresentata da 5 lettere tutte con l'accento circonflesso: â, ê, î, ô (rara), û.
Durante il governo comunista, dal 1953 al 1993, venne imposta in ortografia solo la î. Fu successivamente stabilito che la â sarebbe rimasta solo nel nome "România".
Questa riforma è stata abolita e dal 1993 restano solo -â-, î.
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Fonti:
Una mia ex collega del primo anno della prima uni, che si è fatta il culo negli archivi nazionali (grazie mille, bellezza!)
“I personaggi più malvagi della storia” – S. Klein, M. Twiss
Transcript of the closed trial (…)
Wikipedia
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