Recensione "Cammina, vivi, amati" di Serena Banzato
- Alessia Masciocchi
- 30 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min

TRAMA
Il libro si divide in tre blocchi principali: il primo, “Cammina”, parla del Cammino di Santiago intrapreso dalla protagonista. In questo macro gruppo l’autrice ci spiega come ha “accantonato” dei pesi, prendendone coscienza e distanza durante il cammino. Ma quali sono? Il senso di colpa, il compiacere sempre e chiunque, i rimorsi, le relazioni tossiche, l’ansia, i pregiudizi, la negatività, la brama di avere un corpo perfetto, la sfiducia, il non saper stare soli e l’incapacità di accogliere gli imprevisti.Proprio con gli imprevisti si conclude la prima area tematica, quella del Cammino stesso, per passare a quello che vive Serena Banzato dopo aver contratto una grave infezione per “mala suerte”, per la quale rischia la vita e arriva all’amputazione di parte di una gamba. Questa parte del libro si chiama – appunto – “Vivi”, in quanto l’autrice comprende quanto sia importante la vita e non bisogna mai darla per scontata.Nell’ultima parte, “Amati”, ci parla una Serena Banzato che inizia ad accettare il suo corpo e cerca di mostrare agli altri che ci si può sempre rialzare. Qual è l’ingrediente segreto? Proprio come ci suggerisce il titolo è amare noi stessi.
ASPETTO STILISTICO
Il libro è ben scritto e risulta scorrevole alla lettura. Il linguaggio è semplice e riesce a esprimere situazioni e tematiche anche complesse, rendendole alla portata di tutti.
Ogni capitolo contiene una prima e un’ultima parte autobiografiche che fanno da cornice ad esempi presi dall’esperienza di terapeuta dell’autrice, a delle riflessioni personali e a delle spiegazioni: in questo modo riesce a coinvolgere il lettore e a spiegare adeguatamente dei temi di grande rilevanza psicologica.
ASPETTO CONTENUTISTICO
“Cammina, vivi, amati” è un libro pieno di spunti per come rialzarsi dopo un periodo difficile, è una storia reale di una donna, terapeuta, mamma e atleta che scampa alla morte “grazie” all’amputazione di parte di una gamba. Serena Banzato ci dimostra che la vita è importante e non va sprecata, ma prima ancora di arrivare a questa conclusione ci elenca una serie di “pesi” che si è tolta iniziando un Cammino che non potrà portare a termine.
RIFLESSIONI PERSONALI
Mia madre mi ha sorpresa con questo libro: “Stai leggendo qualcosa al momento, Ale?”, “No, mamma, non sto bene”, “Allora tieni questo”. Si è allontanata e ho letto giusto la copertina. Pochi giorni dopo ho iniziato a tentare di leggerlo: già il primo capitolo mi aveva arricchita di spunti.
Per me questa lettura è stata come un viaggio all’insegna della catarsi e della riflessione interiore. È un libro che consiglio a chiunque volesse “leggere la propria psiche” o dovesse aver bisogno di alcuni spunti per “avere una marcia in più” in un percorso di guarigione.
Devo sottolineare l’impronta cattolica del libro, anche se l’autrice riesce a far comprendere che la “fede” di cui parla lei non deve essere per tutti quella nel Dio cristiano, bensì basta credere in qualcosa nella vita che ci dia “speranza”.
Buona lettura a tutti!
Grazie per avermelo prestato e fatto leggere, me lo sono divorato!
Ricco di spunti e molto scorrevole
Interesaante
Presto leggerò ! Brava!